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al testo di Ivan Pozzoni
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Poeta triste, mi chiamate, certi delle vostre serenità incartate, con nastro isolante, senza smettere di cercarmi, nelle vostre serate di dolore, addolcite, come biscotti intinti nel caffé d'orzo, dalle lacrime indaffarate di chi muore.
Poeta triste, dall'incavo delle mie mani nascono torrenti fluidi di rime, e intarsi, tinti da rancori urbani, che non mi salvano dalla desolazione di decidere tra zone d'ombra ed un posto al sole, nella coscienza che i miei versi non si acquistino, come le bibite, ad un distributore.
Poeta triste, mi chiamate, vittima di mutui soccorsi rimborsati a rate da canzoni d'occasione vendute senza sconti, su occasioni incaricate a far tornare i vostri conti.
Ma io rido, menestrello stanco di non riuscir a smettere di far girare le mie palle, come inesperto saltimbanco.
[Lame da rasoi, 2008] |
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